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I 5 FALSI MITI SULLA CREATIVITA’ AZIENDALE

Articoli, Crescita Personale, Innovazione

 

Il percorso per rendere in azienda le persone più creative, inizia con il rimuovere pregiudizi e falsi miti intorno ai concetti di creatività e innovazione.

1 – IL FALSO MITO DEL “DOVE”: LA CREATIVITÀ È SOLO IN ALCUNE ATTIVITÀ

Il primo falso mito è l’idea che la creatività appartenga solo a certi settori.
In azienda si pensa alla creatività come un argomento del marketing o della ricerca e sviluppo. In realtà è creativo un impiegato dell’amministrazione che si interroga sulle vie informatiche per snellire il proprio lavoro o un magazziniere che si chiede se, spostando una scaffalatura, potrebbe semplificare lo scarico di determinate merci.

Chiunque in azienda si interroghi sulla validità di qualsiasi assunto dato per scontato e ne faccia occasione per tentare di aumentare il valore per il cliente, esercita un’attività creativa.

Ogni volta che ci si pone un problema nuovo, ci si fa una domanda nuova su un problema vecchio, anche se non si trova la soluzione, siamo creativi e si fa innovazione.

2 – IL FALSO MITO DEL “CHI”: NON TUTTI SONO IN GRADO DI ESSERE CREATIVI

Ogni persona può essere creativa. ovviamente con la propria strada e le proprie resistenze.

Quello che differenzia la forza creativa di ognuno è la sua motivazione, la volontà di uscire dalla zona di confort dei soliti percorsi mentali. Ci sono persone che arrivano all’idea innovativa attraverso un percorso strutturato, altre in modo più intuitivo, persone, poche, che riescono ad esprimere idee rivoluzionarie, persone, tante, che esprimono idee incrementali, ovvero innovazioni che indirettamente contribuiscono alle idee rivoluzionarie.

Preparazione culturale all’innovazione significa avere la coscienza dell’universo di idee e soluzioni esistente intorno a se stessi ed avere l’autostima e la motivazione necessaria a cercarle. Preparazione tecnica significa invece conoscere le tecniche operative necessarie ad esprimere quello che vogliamo esprimere.

3 – IL FALSO MITO DEL “QUANTO”: BISOGNA AVERE POCHE IDEE MA BUONE

Se opero nel campo del certo, inizio dal punto di partenza e cerco la via migliore per giungere al punto di arrivo. Se opero nel campo dell’incerto, e questo è il caso dell’innovazione, parto dal punto di partenza e mi apro “a raggiera” per capire quale potrebbe essere il punto di arrivo, che attualmente non conosco.

Come diceva il Premio Nobel Pauling, il miglior modo per avere buone idee è avere tante idee: esse infatti si moltiplicheranno, diverranno ancora più numerose e, di nuovo, ancora più numerose, e tra esse potremo scegliere quelle migliori, che si moltiplicheranno ancora e, indirettamente, ci porteranno verso l’idea brillante che si ricercava. Quindi tante idee, magari non applicabili immediatamente e direttamente, ma utili come base del percorso.

L’idea brillante nascerà infatti non da un’idea, ma dal reticolo, dalla connessione di tante idee, dalle tante vie intraprese nel ragionamento, dalle tante risposte possibili ad un problema, da cui uscirà la risposta giusta.

 4 – IL FALSO MITO DEL “ROI”: NON SI MISURA IL RITORNO

Investire in un macchinario può essere più rassicurante che vedere cinque persone parlare in una stanza. Come spesso accade, tuttavia, per trovare la risposta giusta è necessario farsi la domanda giusta. Il problema non è infatti quale sia l’investimento che permette, con ragionevole certezza, di misurarne il ritorno (sicuramente il nuovo macchinario), ma quale sia l’investimento senza il quale metto a rischio l’esistenza stessa dell’azienda (sicuramente l’innovazione).

Quindi l’ambito decisionale non deve essere, in prima battuta, contabile (rischio se non misuro), ma strategico (rischio se non faccio).

Ma è un falso mito anche il fatto che l’investimento in innovazione non si possa misurare. Un controllo di gestione moderno, avanzato e finalizzato all’innovazione, è, e deve essere, in grado di misurare questo investimento, gestendolo come un progetto con delle specifiche caratteristiche.

5 – IL FALSO MITO DELLA “RINCORSA”: I GRANDI INNOVANO, I PICCOLI RINCORRONO

Oggi, nel mondo della grande connettività, il piccolo può capire, ideare e diffondere con una rapidità che porta a chiudere fortemente il divario con i grandi concorrenti. Ovviamente si tratta di trovare la propria nicchia, dove essere più forti dei grandi e in quel contesto, sviluppare la propria innovazione. Oggi le azioni che portano innovazione non sono costose in termini monetari, ma spesso lo sono in termini culturali, dovendo rompere schemi mentali.

L’innovazione è, anno dopo anno, sempre più alla portata di tutte le aziende, giungendo al fenomeno di “rendere democratica l’innovazione” come dice Eric Von Hippel nel suo libro intitolato, appunto “Democratizing Innovation”.

L’innovazione non è quindi un problema di dimensioni, di investimenti monetari, di rapporti tra concorrenti grandi e piccoli, ma solo un problema di volontà: e questa volontà, a sua volta, deriva dalla mentalità e dalla cultura aziendale.

 

 

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